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Inizia la tua estate con uno scambio giovanile, parti con Youmore!
Questo progetto si terrà a Granada, in Spagna, dal 16 al 25 giugno e tratterà, tra i vari temi, il gioco attraverso diverse sfumature. Scopri di più nell’infopack e candidati entro il 25 aprile!
Quale miglior modo per dare il via alla tua estate se non partecipando ad un’esperienza indimenticabile targata Erasmus plus, cosa aspetti?
Immaginate di trovarvi in un’isoletta in mezzo al mare, su una spiaggia alle 2:00 di notte a cantare con 30 sconosciuti che nel giro di 10 giorni diventeranno i tuoi grandi amici.
“What does Europe mean?” That was the question that we, as participants from different European countries, tried to answer during the course of 8 days spent in Benicassim, a small town near Valencia. At first, it was not that simple for us due to the fact that we come from different backgrounds and experiences. But somehow we managed to cooperate and even created strong relationships. Let’s tell you more about the project. In the following paragraphs you are going to experience through this story what we did.
The first day we were picked up from the train station by a beautiful and smiley girl,called Jurgita, and welcomed by Carlos and Pablo, who turned out to be amazing people. Throughout their activities, their energizers and discussions we were completely submerged in the topic of Europe. In fact, this is the second edition of a previous project under the same title and due to its success, it was continued. No wonder.
Let’s start with one of the countries – Italy, which was represented by very positive people: two of them were part of the original projects and for some it was the first time they had ever been to one. Thanks to them, we all had fun because they were so positive, kind and helpful that they really brightened the atmosphere during the whole time there (thank you beautiful people).
The second country was Lithuania – thank you for showing us where your country is and teaching us more about the culture, your polka dances and your strong basketball players. Next time we hope to taste your traditional cold soup ŠALTIBARŠČIAI.
And now it is Bulgaria’s turn. What can we say is that they were very humorous people, always trying to improve the mood and the atmosphere. They taught us how to play horo, they gave us some lokum and vafli, but the most important was that they gave us a different point of view on the topic of Europe.
We must mention Greece because this country was represented by few people, whowere so different but similar at the same time. It was so amusing to spend our time with them because they always cheered us up.
Last but not least is Romania, whose representatives were the youngest from theproject. They were Hungarian and taught us about Transilvanian history and their experience as a minority. Despite being only 12-graders, their statements during discussions were very mature and objective. Thank you guys,it was a pleasure to meet you!
So what did those countries do during this week? Well, we played different games(which were so complicated and strategic that we almost did not understand them ), we cooperated together, we discussed topics which should be paid more attention today like integration, the condition of the European Union, minorities and political systems. During the discussions and debates we learned more about the current state of each country, the problems experienced in it and the existing solutions there are. We were film directors, actors, writers, we were almost everything and we enjoyed it! So, pretty much that was our time here, in Spain. We made memories and we met people, who changed the way we see things and gave us some food for thought. There is no better way to enhance young people’s skills and employability than Erasmus + exchanges.
Solitamente, le persone tendono a partire con determinate aspettative. Tuttavia, quando sono partito da Milano in direzione Skopje quasi non ne avevo.
Mi avevano chiamato due settimane prima, a causa di un problema qualcuno non poteva partire, ed allora ho deciso di partire.
Non sapevo cosa aspettarmi da un progetto chiamato AdVenture, da svolgersi per una settimana in una cittadina macedone ai confini con l’Albania.
Non ero mai stato nemmeno in Macedonia, ma nella cartolina il paesaggio montano immerso nella natura ispirava. E quindi, siamo partiti, di notte, da Malpensa, ed il giorno dopo siamo in un piccolo camping a Struga.
Ci accolgono delle persone gentili, dei piatti di cibo già in tavola, e scopriamo che andremo a dormire in casette di legno, molto pittoresche, sparse nel grande giardino del camping.
Arrivando mentre tutti erano a tavola, scopriamo e conosciamo facilmente gli altri membri del progetto: un gruppo (ovviamente) locale, composto da persone di Struga. Un altro greco, un altro proveniente dalla Romania ed infine, per non farci mancare nulla, un altro gruppo dalla Lituania. E poi, infine, siamo ovviamente noi a chiudere la coda, italiani, quasi tutti tra Bergamo e Brescia.
Iniziamo a conoscerci, mentre gli organizzatori finiscono l’accoglienza ed iniziano a spiegarci il programma settimanale.
E qui inizia proprio il problema, il dilemma, se così si può dire. In quella settimana, abbiamo fatto talmente tante cose, che per me riassumerle è estremamente complicato. E ora il mio lavoro è quello di spiegarle a voi.
Il che è un problema, in quanto ho solo 4000 caratteri a disposizione, ma vorrei scrivere un libro a riguardo.
Ho deciso quindi di non proseguire il racconto in maniera lineare (e noiosa), ma farvi assaporare alcuni flashback, alcuni momenti presi dall’arco della settimana, per potervi spiegare cosa sia davvero successo.
Abbiamo fatto un hiking notturno, durato 4 ore sulle montagne macedoni, arrivati tutti e trenta sulla montagna in riva al lago di Ocrida, riuscendo a scorgere le luci dei villaggi albanesi nell’opposta riva del Lago.
Ho fatto kayak insieme ad un rumeno e due italiane, cosa che non facevo da 10 anni.
Abbiamo passato un intero pomeriggio ad imparare a fare nodi e a fare un fuoco spontaneo, abbiamo preso dei rami vicini affilandoli, ed abbiamo fatto un self-made barbeque sul fuoco rovente in mezzo alla natura, cuocendo la carne con quei pezzi di rami affilati.
Abbiamo visitato la bellissima città di Ocrida, seconda città macedone, dove una chiesa ed una moschea sorgono in pace a 50 metri l’una dall’altra. Abbiamo anche visitato Skopje, dove tutto è stato eccezionale ed il sottoscritto, appassionato di storia antica, ha speso ore semplicemente guardando le statue (con somma ammirazione iniziale presto tramutatasi in disperazione delle altre ragazze italiane presenti, che erano molto più affascinate dal bazaar locale).
Ma non solo, abbiamo anche condiviso esperienze con tutto quel gruppo, e su consiglio degli organizzatori del progetto abbiamo portato avanti attività in favore dell’ambiente; Il tutto è culminato in una gara a chi riuscisse a raccogliere più spazzatura dalla vicina spiaggia: siamo onesti, vedere un bel lago con le spiagge piene di bottiglie è stato un ancora più forte incentivo ad organizzare eventi concreti per la salvaguardia della natura vicina. Abbiamo anche parlato di iniziative concrete per migliorare l’ambiente nel nostro piccolo.
Voglio concludere con due momenti: il primo, la notte probabilmente più bella è stata la serata interculturale che abbiamo imbastito.
Sì, volevo rassicurarvi, la pasta al pesto, i formaggi che abbiamo portato e le piadine alla nutella sono piaciute a tutti.
Al contrario, ballare musica greca, mangiare formaggi lituani e rumeni è stata veramente una bella esperienza, che ci ha tenuti in piedi fino alle 4 di mattina, mentre nessuno avrebbe voluto terminare la serata di propria spontanea volontà.
Il secondo, che adesso lavoro in Lituania. Che sembra una cosa sconnessa, ma se non avessi partecipato a questo progetto a fine settembre e non avessi conosciuto dei lituani, sicuramente non avrei mai mandato un curriculum appena tornato dal viaggio proprio per Vilnius, dove ora lavoro.
Non è solo stata una bellissima settimana, è anche stata una settimana che, in un modo o nell’altro, ha avuto un’esperienza decisiva sulla mia vita futura. E chi l’avrebbe mai pensato di trovare tutto ciò in uno scambio giovanile a Struga, in Macedonia del Nord.
Davanti a voi si apre automaticamente una porta a vetri,
siete appena usciti dal modernissimo aeroporto di Tblisi, Georgia. Attraverso
un’ottima applicazione sul vostro telefono ordinate in un paio di tocchi il
taxi che vi porterà in centro: una Mercedes bianca, comincia la ricerca. Questa
no, quella neppure, ma dov’è? Camminate un centinaio di metri, un paffuto
signore non particolarmente pulito è appoggiato a un catorcio nei parcheggi
riservati ai taxi, che strana immagine si riflette sui lucidi vetri del
terminal, però aspettate… guardate meglio… è una mercedes bianca, non è
possibile, o forse si?
La targa corrisponde, non potete tirarvi indietro, è il
vostro taxi e quello è il vostro autista. Una volta aperto il bagagliaio si
rivela a voi una poco raccomandabile e malmessa bombola di gas, probabilmente
installata in qualche seminterrato che non vi azzardereste mai a chiamare
“meccanico”, le valige vi entrano a malapena. Il viaggio è quasi catartico, non
sapete se per effetto della stanchezza o delle perdite di metano che impregnano
l’aria, remix georgiani di canzoni anglofone riempiono la notte e le strade
deserte, il caldo è asfissiante e il finestrino ovviamente non funziona,
l’autista non conosce una singola parola di inglese, potete solo avere fede e
godervi lo scivolare delle luci arancioni.
Incredibilmente arrivate proprio all’ostello in cui vi
fermerete per la notte, pagate il trasporto meno di una miseria e il signorotto
sembra pure molto contento della mancia che lasciate. Di colpo vi ritrovate in
Svezia, l’ostello è perfettamente sovrapponibile ai meravigliosi alloggi
giovanili nordici, gli impiegati parlano un perfetto inglese, saldate
attraverso Apple Pay il conto della camera e vi fiondate sotto una doccia calda.
Il primo impatto con la Georgia è riassuntivo dell’intero
paese, un continuo avvicendarsi di nuovo e di terribilmente vecchio, di
immacolato e raffazzonato, di ricchezza e molta povertà. Non c’è via di mezzo,
è tutto estremamente sovietico oppure tardo capitalistico, azzurri grattacieli
si stagliano su baracche di legno e lamiere.
Ora che ci siamo ambientati, facciamo un passo indietro,
perché vi trovate in Georgia? Siete in questo piccolo stato del caucaso per un
motivo preciso: partecipare a un progetto Erasmus+ di circa una decina di
giorni, il tema è ben esplicitato dallo stesso titolo “find your inner peace”.
Tutto ruota intorno a questo concetto sempre più presente nei discorsi degli
ultimi tempi, (probabilmente in conseguenza dei tempi stessi, mai stati così
frenetici), il mettere in pausa, trovare del tempo per sé, uscire dalla
tiritera quotidiana che assorbe totalmente la nostra attenzione e porta a
decisioni miopi. Concentrarsi sul ridare il giusto spazio a quello che non è
pratico, a ciò che “non serve a niente”, ridare spazio a noi, riflettere
profondamente sul dove ci si trova e sul dove si sta andando, sentire davvero
il momento in cui si è, rendere gli attimi non qualcosa da terminare in attesa
del “dopo”, ma qualcosa da vivere fine a sé stesso.
So che fa paura, una nazione sconosciuta e un tema che può
far tremare la concezione stessa della propria vita, ma non preoccupatevi, non
sarete soli, ci saranno moltissime persone con voi a condividere di tutto.
Riguardo le persone è necessario aprire una parentesi, sono loro la parte più
importante di tutto questo.
L’impatto iniziale avviene ancora prima di partire, si
tratta dei vostri connazionali, il primo nucleo, rifugio base a cui sempre si
potrà tornare. Lavorerete insieme alla preparazione delle attività che poi
svolgerete durante il progetto, vivrete simili peripezie durante il viaggio
(insieme o a distanza) che creeranno complicità, queste persone sconosciute
saranno già diventate compagni ancora prima di essere giunti a destinazione. Ma
come sempre in questi casi, non appena si trova una stabilità proprio allora il
terremoto torna, è il momento di conoscere gli altri gruppi nazionali che
parteciperanno insieme a voi. Trovarli è molto semplice, stanno aspettando il
vostro stesso autobus nella medesima piazza in cui siete voi, sono circondati
di valige e sono chiaramente tesi e spaesati, esattamente come voi. Si fanno
timidamente due parole, si scherza un po’ e vola qualche risata nervosa, tutto
rigorosamente in inglese, un altro problema, un’altra difficoltà, esprimere e
farsi conoscere nonostante la barriera linguistica. Spesso le parole nella
nostra lingua madre ci vanno strette, ci fraintendiamo, non ci esprimiamo per
quello che siamo, figuriamoci in una lingua che non padroneggiano alla
perfezione, siete tutti un po’ impacciati, ma tranquilli, con il tempo tutto si
scioglierà.
Meno male, l’autobus sta arrivando, così termina questo
momento carico di un certo disagio, tutti in carrozza, ma dove sedersi? Non
avete idea di come gli altri siano, il viaggio è lungo e un posto sbagliato
potrebbe condannare il rapporto con la persona con cui siederete, meglio stare
con chi un pochino conosci, ecco che tutti i gruppi nazionali si rinchiudono in
sé stessi, è naturale, si torna con sollievo alla propria lingua, è solamente
una calma apparente, siete sopravvissuti alla prima botta, ma è solo
l’inizio.
Chi sono queste persone? Sono giovani un po’ persi, come
voi, pronti a scoprire qualcosa di nuovo, si trovano a bivi della propria
vita, in momenti duri o semplicemente avevano bisogno di cambiare. Lasciatevi
andare, non preoccupatevi, “dance as nobody is watching”, vi accorgerete presto
di essere tutti nella stessa situazione, guardatevi negli occhi, lo sguardo
altrui non deve farvi desistere, non sono altro che uno specchio di voi, siete
sulla stessa barca e vi trovate in quel luogo per motivi simili, una volta
compreso e accettato questo (fidatevi, non ci vorrà molto) cadrà ogni
diffidenza, vi aprirete totalmente agli altri e gli altri a voi.
Scesi dall’autobus vi ritrovate improvvisamente catapultati
in una nuova realtà: ci troviamo a Bakuriani, un paesino in montagna a circa
quattro ore da Tbilisi. La vista è rilassante, senti il rumore del vento tra le
foglie, il canticchiare degli uccellini e il muggire delle mucche che passano
indisturbate nel prato non lontano da noi. Ormai si avvicina la sera, il sole
sta tramontando e le temperature si abbassano, è ora di cena e di conoscersi
meglio.
Già sul finire della prima serata sarete tranquilli nel
salutare tutti, nessuno escluso, perché sì, in questo progetto le persone non
saranno elitarie, non faranno gruppetti stile classe liceale o frequenteranno
sempre le stesse compagnie, tutti parleranno con tutti e ognuno avrà qualcosa
da dire o da chiedere.
Ogni giornata inizia con la celebre ‘’Don’t worry be
happy’’ di Bobby Mcferrin, canzone che verrà utilizzata ogni volta che
bisognerà raggrupparsi per le attività, non importa dove sei o cosa stai
facendo, se senti questa canzone dalla finestra della tua stanza, condivisa con
altre tre persone tutte di nazionalità diversa dalla tua; mentre sei seduto
sugli scalini dell’entrata a scambiare due parole; mentre riempi la tua
borraccia di acqua nella sala ristoro; mentre cammini per la foresta dietro
l’abitazione, è tempo di andare. Da qui in poi saranno dieci giorni che nessuno
di noi dimenticherà mai, nasceranno ricordi che custodiremo gelosamente dentro
di noi. Difficilissimo sarà spiegarlo a chi è rimasto a casa, descrivere le
realtà di ogni giorno, suonerà sempre così banale, non troveremo parole per
comunicare quello che abbiamo provato, le emozioni che abbiamo condiviso, le
risate, i pianti, gli abbracci, sarà tutto un po’ speciale e sopratutto nostro.
Georgia, Italia, Russia, Spagna, Ucraina, Portogallo,
Armenia, eccoci, un grande gruppo 35 cuori che battono all’unisono, stiamo
vivendo un’avventura comune. Ci diletteremo con Yoga, meditazione, mandala,
massaggi….
Ogni giorno è una sorpresa, per noi italiani in tutti i
sensi, le sorprese iniziano a colazione, non siamo abituati a quello che ci
viene offerto, ma d’altronde siamo qui anche per conoscere una nuova cultura,
come meglio farlo se non iniziando dalla tavola? Il personale che si prenderà
cura di noi in questi giorni è speciale: donne con occhi profondi cucinano
ininterrottamente per coccolarci e farci sentire a casa, parlano unicamente
russo e georgiano, ma non servono le parole per capire, in qualche modo si fa.
Quello che impareremo da questa esperienza non è
paragonabile a nessuna lezione scolastica, la parola magica è empatia. Ci conosciamo tutti
da poco eppure piangiamo come bambini dall’emozione, non importa chi hai vicino
o da dove arrivi avrai sempre una spalla, un abbraccio, una parola di conforto.
Ogni sera uno stato presenta il proprio paese con canzoni,
giochi, balli, curiosità e soprattutto del buon cibo. Quanto ridere! Ci sembra
di non avere problemi, pare un mondo fatato dove l’unica cosa importante siamo
noi, sarà molto difficile tornare a casa alla nostra routine ed alla nostra
vita frenetica, c’è chi sulla via del ritorno sta già controllando il prossimo
erasmus a cui partecipare. Certo è che uno come quello che abbiamo appena
vissuto sarà difficile trovarlo, torniamo tutti… un po’ diversi, nuovi.
Il team italiano seppur piccolo rispetto agli altri si è distinto per simpatia e generosità, abbiamo costruito nuove amicizie ormai lontane ma vicine al nostro cuore, tra noi poi si è creato un rapporto quasi fraterno, nonostante la prima volta in cui ci siamo parlati è stata neanche un mese fa! Non sappiamo con esattezza se abbiamo trovato la nostra pace interiore, ma quello che di certo sappiamo è che Stefano, Giorgia e Silvia sono ormai legati da un filo e ovunque andranno nella loro vita ricorderanno il loro primo Erasmus insieme come qualcosa di magico ed indimenticabile.
Il progetto Eco Opportunities è finanziato dal programma Erasmus Plus.
Il progetto prevede unire 5 giovani provenienti dalla Spagna, Italia, Rep Ceca, Romania in Portogallo per trascorrere una settimana di scambio giovanile con la tematica di natura, ambiente, eco-turismo, promozione dell’economia circolare.
Cerchiamo 5 partecipanti maggiorenni residenti in Italia!
Youmore presenta uno scambio giovanile in Polonia!
Lo Scambio giovanile “Personal development -chance for betterwork!” ha lo scopo di arricchire i giovani con nuove competenze e strumenti per accedere al lavoro. Durante lo scambio verranno introdotte delle attività che forniranno nuove tecniche di preparazione per colloqui di lavoro e preparazione del CV più efficace.
Quando: dal 2- 9 Novembre 2019
Dove: Tanow, Polonia
Il numero dei partecipanti dall’Italia: 10 (8 + 2 group leader)