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Solitamente, le persone tendono a partire con determinate aspettative. Tuttavia, quando sono partito da Milano in direzione Skopje quasi non ne avevo.
Mi avevano chiamato due settimane prima, a causa di un problema qualcuno non poteva partire, ed allora ho deciso di partire.
Non sapevo cosa aspettarmi da un progetto chiamato AdVenture, da svolgersi per una settimana in una cittadina macedone ai confini con l’Albania.
Non ero mai stato nemmeno in Macedonia, ma nella cartolina il paesaggio montano immerso nella natura ispirava. E quindi, siamo partiti, di notte, da Malpensa, ed il giorno dopo siamo in un piccolo camping a Struga.
Ci accolgono delle persone gentili, dei piatti di cibo già in tavola, e scopriamo che andremo a dormire in casette di legno, molto pittoresche, sparse nel grande giardino del camping.
Arrivando mentre tutti erano a tavola, scopriamo e conosciamo facilmente gli altri membri del progetto: un gruppo (ovviamente) locale, composto da persone di Struga. Un altro greco, un altro proveniente dalla Romania ed infine, per non farci mancare nulla, un altro gruppo dalla Lituania. E poi, infine, siamo ovviamente noi a chiudere la coda, italiani, quasi tutti tra Bergamo e Brescia.
Iniziamo a conoscerci, mentre gli organizzatori finiscono l’accoglienza ed iniziano a spiegarci il programma settimanale.
E qui inizia proprio il problema, il dilemma, se così si può dire. In quella settimana, abbiamo fatto talmente tante cose, che per me riassumerle è estremamente complicato. E ora il mio lavoro è quello di spiegarle a voi.
Il che è un problema, in quanto ho solo 4000 caratteri a disposizione, ma vorrei scrivere un libro a riguardo.
Ho deciso quindi di non proseguire il racconto in maniera lineare (e noiosa), ma farvi assaporare alcuni flashback, alcuni momenti presi dall’arco della settimana, per potervi spiegare cosa sia davvero successo.
Abbiamo fatto un hiking notturno, durato 4 ore sulle montagne macedoni, arrivati tutti e trenta sulla montagna in riva al lago di Ocrida, riuscendo a scorgere le luci dei villaggi albanesi nell’opposta riva del Lago.
Ho fatto kayak insieme ad un rumeno e due italiane, cosa che non facevo da 10 anni.
Abbiamo passato un intero pomeriggio ad imparare a fare nodi e a fare un fuoco spontaneo, abbiamo preso dei rami vicini affilandoli, ed abbiamo fatto un self-made barbeque sul fuoco rovente in mezzo alla natura, cuocendo la carne con quei pezzi di rami affilati.
Abbiamo visitato la bellissima città di Ocrida, seconda città macedone, dove una chiesa ed una moschea sorgono in pace a 50 metri l’una dall’altra. Abbiamo anche visitato Skopje, dove tutto è stato eccezionale ed il sottoscritto, appassionato di storia antica, ha speso ore semplicemente guardando le statue (con somma ammirazione iniziale presto tramutatasi in disperazione delle altre ragazze italiane presenti, che erano molto più affascinate dal bazaar locale).
Ma non solo, abbiamo anche condiviso esperienze con tutto quel gruppo, e su consiglio degli organizzatori del progetto abbiamo portato avanti attività in favore dell’ambiente; Il tutto è culminato in una gara a chi riuscisse a raccogliere più spazzatura dalla vicina spiaggia: siamo onesti, vedere un bel lago con le spiagge piene di bottiglie è stato un ancora più forte incentivo ad organizzare eventi concreti per la salvaguardia della natura vicina. Abbiamo anche parlato di iniziative concrete per migliorare l’ambiente nel nostro piccolo.
Voglio concludere con due momenti: il primo, la notte probabilmente più bella è stata la serata interculturale che abbiamo imbastito.
Sì, volevo rassicurarvi, la pasta al pesto, i formaggi che abbiamo portato e le piadine alla nutella sono piaciute a tutti.
Al contrario, ballare musica greca, mangiare formaggi lituani e rumeni è stata veramente una bella esperienza, che ci ha tenuti in piedi fino alle 4 di mattina, mentre nessuno avrebbe voluto terminare la serata di propria spontanea volontà.
Il secondo, che adesso lavoro in Lituania. Che sembra una cosa sconnessa, ma se non avessi partecipato a questo progetto a fine settembre e non avessi conosciuto dei lituani, sicuramente non avrei mai mandato un curriculum appena tornato dal viaggio proprio per Vilnius, dove ora lavoro.
Non è solo stata una bellissima settimana, è anche stata una settimana che, in un modo o nell’altro, ha avuto un’esperienza decisiva sulla mia vita futura. E chi l’avrebbe mai pensato di trovare tutto ciò in uno scambio giovanile a Struga, in Macedonia del Nord.
Avevate mai sentito parlare dell’EYE? NOOO? Nemmeno noi, invece poi ci siamo ritrovati a scoprire che è stata una delle esperienze più stimolanti della nostra vita. Ci siamo ritrovate ad essere circondate da nostri coetanei provenienti da tutto il mondo con cui ci siamo confrontate e divertite in un luogo più che inaspettato.
Ma dunque che cos’è EYE? É il European Youth Event che si tiene ogni due anni all’interno di una delle sedi del parlamento europeo, evento totalmente dedicato ai giovani che possono partecipare a numerose attività all’interno dell’istituzione europea. Noi siamo partite grazie a YOUMORE che ci ha offerto l’opportunità di prendere parte a questa meravigliosa esperienza. Questo evento ci ha offerto la possibilità di partecipare a molte attività che affrontavano diversi ambiti: una appassionata di politica l’altra di economia, siamo riuscite a trovare diverse attività in cui combaciavano i nostri interessi.
C’era infatti una vasta gamma d’offerta di conferenze e workshop, che affrontano tematiche molto attuali come ad esempio il cambiamento climatico, i diritti umani, discriminazioni, il lavoro, l’istruzione, l’economia e la politica, tutti temi che ci colpiscono in prima persona.
Partite giovedì sera in lungo viaggio verso Strasburgo, dopo poche ore di sonno ci siamo diretti di prima mattina verso il Parlamento e, dopo un’estenuante attesa per diversi controlli, siamo finalmente entrate all’interno dell’istituzione europea.
Il gruppo si è diviso per seguire ognuno l’attività che più gli interessava, noi invece siamo andate alla scoperta dell’edificio per iniziare ad orientarci… inutile dire che ci siamo perse più di una volta, ma con l’aiuto dello staff ce l’abbiamo fatta. La prima attività che abbiamo seguito è stata una conferenza riguardante il cambiamento climatico, all’interno dell’emiciclo ed è stato emozionante sederci al posto degli europarlamentari. La parte più bella è stata infatti abbattere qualsiasi tipo di distanza tra una delle istituzioni più importanti e noi giovani che non veniamo mai ascoltati: è stata l’occasione per ognuno di noi di esprimersi e dire la propria opinione.
Il secondo giorno invece lo abbiamo dedicato ad altre due attività molto particolari: la prima è stata ascoltare la conferenza dell’eurodeputato all’interno della commissione del lavoro dei dei diritti sociali che ha trattato il tema dell’occupazione giovanile Post-covid e come la nostra generazione è stata quella più colpita. Abbiamo avuto anche l’occasione di parlare con uno dei rappresentanti della commissione, Nicholas Smith, confrontandoci sul tema dei vaccini. L’altra attività è stata più interattiva: abbiamo infatti partecipato alla simulazione di legiferazione di una legge all’interno del parlamento. Divisi in tre grandi gruppi (parlamentari, rappresentanti del consiglio e lobbisti), noi ci siamo trovate nei panni della lobby e abbiamo dovuto influenzare coloro che avrebbero votato poi la legge. E’ stato particolarmente interessante perché, essendo un’attività interattiva, siamo riuscite a capire al meglio il processo di approvazione delle leggi.
Partendo con Youmore abbiamo avuto la possibilità di essere inseriti nel programma ed organizzare una nostra attività, il cui titolo era “The day after tomorrow, what’s next?” che ha trattato di come la comunicazione e il confronto tra le diversità delle persone sia fondamentale e come possa arricchire senza essere una barriera.
Ma quindi consigliamo questa esperienza? Assolutamente si! Youmore è stata come una grande famiglia che, seppur per poco tempo, ci ha accolto e ci ha fatto sentire a nostro agio per vivere al meglio questa esperienza.
Davanti a voi si apre automaticamente una porta a vetri,
siete appena usciti dal modernissimo aeroporto di Tblisi, Georgia. Attraverso
un’ottima applicazione sul vostro telefono ordinate in un paio di tocchi il
taxi che vi porterà in centro: una Mercedes bianca, comincia la ricerca. Questa
no, quella neppure, ma dov’è? Camminate un centinaio di metri, un paffuto
signore non particolarmente pulito è appoggiato a un catorcio nei parcheggi
riservati ai taxi, che strana immagine si riflette sui lucidi vetri del
terminal, però aspettate… guardate meglio… è una mercedes bianca, non è
possibile, o forse si?
La targa corrisponde, non potete tirarvi indietro, è il
vostro taxi e quello è il vostro autista. Una volta aperto il bagagliaio si
rivela a voi una poco raccomandabile e malmessa bombola di gas, probabilmente
installata in qualche seminterrato che non vi azzardereste mai a chiamare
“meccanico”, le valige vi entrano a malapena. Il viaggio è quasi catartico, non
sapete se per effetto della stanchezza o delle perdite di metano che impregnano
l’aria, remix georgiani di canzoni anglofone riempiono la notte e le strade
deserte, il caldo è asfissiante e il finestrino ovviamente non funziona,
l’autista non conosce una singola parola di inglese, potete solo avere fede e
godervi lo scivolare delle luci arancioni.
Incredibilmente arrivate proprio all’ostello in cui vi
fermerete per la notte, pagate il trasporto meno di una miseria e il signorotto
sembra pure molto contento della mancia che lasciate. Di colpo vi ritrovate in
Svezia, l’ostello è perfettamente sovrapponibile ai meravigliosi alloggi
giovanili nordici, gli impiegati parlano un perfetto inglese, saldate
attraverso Apple Pay il conto della camera e vi fiondate sotto una doccia calda.
Il primo impatto con la Georgia è riassuntivo dell’intero
paese, un continuo avvicendarsi di nuovo e di terribilmente vecchio, di
immacolato e raffazzonato, di ricchezza e molta povertà. Non c’è via di mezzo,
è tutto estremamente sovietico oppure tardo capitalistico, azzurri grattacieli
si stagliano su baracche di legno e lamiere.
Ora che ci siamo ambientati, facciamo un passo indietro,
perché vi trovate in Georgia? Siete in questo piccolo stato del caucaso per un
motivo preciso: partecipare a un progetto Erasmus+ di circa una decina di
giorni, il tema è ben esplicitato dallo stesso titolo “find your inner peace”.
Tutto ruota intorno a questo concetto sempre più presente nei discorsi degli
ultimi tempi, (probabilmente in conseguenza dei tempi stessi, mai stati così
frenetici), il mettere in pausa, trovare del tempo per sé, uscire dalla
tiritera quotidiana che assorbe totalmente la nostra attenzione e porta a
decisioni miopi. Concentrarsi sul ridare il giusto spazio a quello che non è
pratico, a ciò che “non serve a niente”, ridare spazio a noi, riflettere
profondamente sul dove ci si trova e sul dove si sta andando, sentire davvero
il momento in cui si è, rendere gli attimi non qualcosa da terminare in attesa
del “dopo”, ma qualcosa da vivere fine a sé stesso.
So che fa paura, una nazione sconosciuta e un tema che può
far tremare la concezione stessa della propria vita, ma non preoccupatevi, non
sarete soli, ci saranno moltissime persone con voi a condividere di tutto.
Riguardo le persone è necessario aprire una parentesi, sono loro la parte più
importante di tutto questo.
L’impatto iniziale avviene ancora prima di partire, si
tratta dei vostri connazionali, il primo nucleo, rifugio base a cui sempre si
potrà tornare. Lavorerete insieme alla preparazione delle attività che poi
svolgerete durante il progetto, vivrete simili peripezie durante il viaggio
(insieme o a distanza) che creeranno complicità, queste persone sconosciute
saranno già diventate compagni ancora prima di essere giunti a destinazione. Ma
come sempre in questi casi, non appena si trova una stabilità proprio allora il
terremoto torna, è il momento di conoscere gli altri gruppi nazionali che
parteciperanno insieme a voi. Trovarli è molto semplice, stanno aspettando il
vostro stesso autobus nella medesima piazza in cui siete voi, sono circondati
di valige e sono chiaramente tesi e spaesati, esattamente come voi. Si fanno
timidamente due parole, si scherza un po’ e vola qualche risata nervosa, tutto
rigorosamente in inglese, un altro problema, un’altra difficoltà, esprimere e
farsi conoscere nonostante la barriera linguistica. Spesso le parole nella
nostra lingua madre ci vanno strette, ci fraintendiamo, non ci esprimiamo per
quello che siamo, figuriamoci in una lingua che non padroneggiano alla
perfezione, siete tutti un po’ impacciati, ma tranquilli, con il tempo tutto si
scioglierà.
Meno male, l’autobus sta arrivando, così termina questo
momento carico di un certo disagio, tutti in carrozza, ma dove sedersi? Non
avete idea di come gli altri siano, il viaggio è lungo e un posto sbagliato
potrebbe condannare il rapporto con la persona con cui siederete, meglio stare
con chi un pochino conosci, ecco che tutti i gruppi nazionali si rinchiudono in
sé stessi, è naturale, si torna con sollievo alla propria lingua, è solamente
una calma apparente, siete sopravvissuti alla prima botta, ma è solo
l’inizio.
Chi sono queste persone? Sono giovani un po’ persi, come
voi, pronti a scoprire qualcosa di nuovo, si trovano a bivi della propria
vita, in momenti duri o semplicemente avevano bisogno di cambiare. Lasciatevi
andare, non preoccupatevi, “dance as nobody is watching”, vi accorgerete presto
di essere tutti nella stessa situazione, guardatevi negli occhi, lo sguardo
altrui non deve farvi desistere, non sono altro che uno specchio di voi, siete
sulla stessa barca e vi trovate in quel luogo per motivi simili, una volta
compreso e accettato questo (fidatevi, non ci vorrà molto) cadrà ogni
diffidenza, vi aprirete totalmente agli altri e gli altri a voi.
Scesi dall’autobus vi ritrovate improvvisamente catapultati
in una nuova realtà: ci troviamo a Bakuriani, un paesino in montagna a circa
quattro ore da Tbilisi. La vista è rilassante, senti il rumore del vento tra le
foglie, il canticchiare degli uccellini e il muggire delle mucche che passano
indisturbate nel prato non lontano da noi. Ormai si avvicina la sera, il sole
sta tramontando e le temperature si abbassano, è ora di cena e di conoscersi
meglio.
Già sul finire della prima serata sarete tranquilli nel
salutare tutti, nessuno escluso, perché sì, in questo progetto le persone non
saranno elitarie, non faranno gruppetti stile classe liceale o frequenteranno
sempre le stesse compagnie, tutti parleranno con tutti e ognuno avrà qualcosa
da dire o da chiedere.
Ogni giornata inizia con la celebre ‘’Don’t worry be
happy’’ di Bobby Mcferrin, canzone che verrà utilizzata ogni volta che
bisognerà raggrupparsi per le attività, non importa dove sei o cosa stai
facendo, se senti questa canzone dalla finestra della tua stanza, condivisa con
altre tre persone tutte di nazionalità diversa dalla tua; mentre sei seduto
sugli scalini dell’entrata a scambiare due parole; mentre riempi la tua
borraccia di acqua nella sala ristoro; mentre cammini per la foresta dietro
l’abitazione, è tempo di andare. Da qui in poi saranno dieci giorni che nessuno
di noi dimenticherà mai, nasceranno ricordi che custodiremo gelosamente dentro
di noi. Difficilissimo sarà spiegarlo a chi è rimasto a casa, descrivere le
realtà di ogni giorno, suonerà sempre così banale, non troveremo parole per
comunicare quello che abbiamo provato, le emozioni che abbiamo condiviso, le
risate, i pianti, gli abbracci, sarà tutto un po’ speciale e sopratutto nostro.
Georgia, Italia, Russia, Spagna, Ucraina, Portogallo,
Armenia, eccoci, un grande gruppo 35 cuori che battono all’unisono, stiamo
vivendo un’avventura comune. Ci diletteremo con Yoga, meditazione, mandala,
massaggi….
Ogni giorno è una sorpresa, per noi italiani in tutti i
sensi, le sorprese iniziano a colazione, non siamo abituati a quello che ci
viene offerto, ma d’altronde siamo qui anche per conoscere una nuova cultura,
come meglio farlo se non iniziando dalla tavola? Il personale che si prenderà
cura di noi in questi giorni è speciale: donne con occhi profondi cucinano
ininterrottamente per coccolarci e farci sentire a casa, parlano unicamente
russo e georgiano, ma non servono le parole per capire, in qualche modo si fa.
Quello che impareremo da questa esperienza non è
paragonabile a nessuna lezione scolastica, la parola magica è empatia. Ci conosciamo tutti
da poco eppure piangiamo come bambini dall’emozione, non importa chi hai vicino
o da dove arrivi avrai sempre una spalla, un abbraccio, una parola di conforto.
Ogni sera uno stato presenta il proprio paese con canzoni,
giochi, balli, curiosità e soprattutto del buon cibo. Quanto ridere! Ci sembra
di non avere problemi, pare un mondo fatato dove l’unica cosa importante siamo
noi, sarà molto difficile tornare a casa alla nostra routine ed alla nostra
vita frenetica, c’è chi sulla via del ritorno sta già controllando il prossimo
erasmus a cui partecipare. Certo è che uno come quello che abbiamo appena
vissuto sarà difficile trovarlo, torniamo tutti… un po’ diversi, nuovi.
Il team italiano seppur piccolo rispetto agli altri si è distinto per simpatia e generosità, abbiamo costruito nuove amicizie ormai lontane ma vicine al nostro cuore, tra noi poi si è creato un rapporto quasi fraterno, nonostante la prima volta in cui ci siamo parlati è stata neanche un mese fa! Non sappiamo con esattezza se abbiamo trovato la nostra pace interiore, ma quello che di certo sappiamo è che Stefano, Giorgia e Silvia sono ormai legati da un filo e ovunque andranno nella loro vita ricorderanno il loro primo Erasmus insieme come qualcosa di magico ed indimenticabile.
Stefano, Irene, Simone,Greta e Alessandro alla scoperta di Eco Opportunities!
Venticinque ragazzi, otto giorni, cinque diverse nazioni europee e tante idee e opportunità sostenibili da condividere e scoprire: sono questi gli ingredienti del progetto Erasmus + Youth Exchange che si è tenuto dal 6 al 13 settembre a Covilha, in Portogallo. L’Italia vi ha partecipato, insieme a Spagna, Romania, Repubblica Ceca e Portogallo, con cinque ragazzi inviati dall’associazione Youmore Morcelli Giovani che da tempo a Brescia si occupa di promuovere il tempo libero, la formazione e l’istruzione dei giovani.
Tra questi, Stefano è partito perché aveva voglia di Europa, Simone invece per scoprire il mondo degli scambi europei. È stata, infatti, la prima esperienza anche per Irene: è partita perché voleva provare qualcosa di nuovo, conoscere coetanei che vivono in altri luoghi e vederne anche le differenze, avendo sempre il sostegno di ragazz* della propria nazione. Alessandro è partito perché ama viaggiare e scoprire il mondo: poterlo fare spendendo poco e con la possibilità di conoscere tante persone di altri paesi gli sembrava senz’alto un’occasione da non perdere! Il tema del progetto ha poi convinto Greta, che ha unito l’interesse per la sostenibilità al desiderio di mettersi in gioco per la prima volta in esperienze di questo genere.
Lo scambio, dal titolo Eco
Opportunities, aveva tra i suoi principali obiettivi quello di aumentare la
consapevolezza tra i partecipanti circa l’importanza della connessione tra uomo
e natura, in particolare fornendo strumenti per promuovere l’imprenditorialità
in ambiti come il turismo sostenibile e l’economia circolare. Il progetto è
stato infatti organizzato dall’associazione portoghese Pinus Verde. Essa nasce
nel 1998 con un forte legame con il territorio dell’interno di Pinhal e da
allora è essenzialmente uno strumento al servizio di una comunità e di un
territorio che si pone come obiettivi trasversali il miglioramento della
qualità della vita delle comunità rurali, nonché la promozione dei molteplici
usi del bosco e la salvaguardia del patrimonio ambientale. Durante la settimana
erano infatti previsti diversi momenti per lavorare insieme verso questi
traguardi: vi sono stati momenti per riflettere sui propri concetti di
sostenibilità, di turismo responsabile, di economia circolare, momenti per
lavorare in gruppo e creare dei video che potessero comunicare quegli stessi
concetti, ma anche quiz e coinvolgenti giochi di squadra per mettere alla prova
le conoscenze del gruppo rispetto a tali temi, oltre che per accrescerle. Il
tema è stato poi sviluppato anche nelle visite sul territorio: grazie a Pinus
Verde i partecipanti sono potuti entrare nella Casa del miele, punto di ritrovo
per gli apicoltori della zona, visitare gli alveari, Janeiro De Cima, uno dei
ventisei villaggi del progetto “Aldeias do Xisto”, un progetto di sviluppo
sociale che ha il turismo come strumento chiave. La scoperta della regione
interna del Portogallo è proseguita con diverse escursioni nel Parco Naturale
Serra da Estrela, fino a raggiungere il punto più elevato del paese.
Il cuore di questi scambi è però
dato anche dall’incontro di differenti culture, lingue e tradizioni provenienti
da tutta Europa. A fine giornata ci si dedicava perciò alle intercultural
nights: ogni gruppo presentava la propria nazione mostrando foto, video oppure
proponendo quiz o insegnando balli tradizionali. La serata proseguiva assaggiando
i prodotti tipici. Questi, così come altri momenti liberi durante la settimana,
hanno l’obbiettivo di far conoscere ai giovani europei la loro Unione, di
metterli alla prova in un contesto multiculturale che raramente sarebbe
possibile respirare nelle vite quotidiane di ciascuno.
Si torna a casa, quindi, con un
bagaglio di soft skills davvero ricco: si allenano competenze sociali, civiche,
creative, linguistiche, le stesse che attesta lo Youthpass, il certificato che
viene rilasciato al termine dello scambio. Nel bagaglio di ciascuno rimangono
però anche sorrisi, nuovi legami e la voglia di ripartire.
INFOPACK Fundación Paideia: Progetto di 12 mesi a partire da settembre 2021. Cerchiamo una persona che collabori nel dipartimento di Gioventù e Mobilità.
INFOPACK – FUNDACIÓN ADCOR Progetto di 9 mesi a partire da settembre 2021 coordinato dalla Fundación Paideia. Cerchiamo una persona per realizzare varie attività con persone con disabilità.
Il progetto Eco Opportunities è finanziato dal programma Erasmus Plus.
Il progetto prevede unire 5 giovani provenienti dalla Spagna, Italia, Rep Ceca, Romania in Portogallo per trascorrere una settimana di scambio giovanile con la tematica di natura, ambiente, eco-turismo, promozione dell’economia circolare.
Cerchiamo 5 partecipanti maggiorenni residenti in Italia!
Youmore Morcelli Giovani presenta due progetti di volontariato di un mese
Progetto TEAM “Time for Engagement, Action, and Mentorship”
Profilo dei partecipanti: 18-30 anni
Spese di viaggio coperte ad un massimo di 275€
Tutor, vitto, alloggio e Pocket money garantito dal progetto
Dove: Blagoevgrad, Bulgaria
Data: 1 – 31 July 2021
Maggiore info: https://activebulgariansociety.org/…/esc-team-time-for… Iscrizione aperte entro: 21/06/2021
Solo candidati selezionati saranno contattati.
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Progetto “Athletic Festival:”
Profilo dei partecipanti: 18-30 anni
Spese di viaggio coperte ad un massimo di 275€
Tutor, vitto, alloggio e Pocket money garantito dal progetto
Dove: Kavala Grecia
Data: 20 settembre- 19 ottobre 2021
Maggiore info: https://europa.eu/youth/solidarity/placement/26362_en Iscrizione aperte entro: 21/06/2021
Solo candidati selezionati saranno contattati.
Nella mia esperienza in Francia la mia crescita si è accellerata ed espansa su tante dimensioni, sono più tante cose, superficialmente parlando ho imparato una lingua e a rapportarmi meglio con le persone,
per quanto riguarda la crescita personale il ESC ti da tantissimo, prima ero molto distaccato e non riuscivo a gestire bene la mia sensibilità, ma grazie a sfide che mi sono state presentate, ho imparato ad essere molto più fluido, concentrato, determinato, intraprendente,
accondiscendente ecc…
Un po’ è come andare in palestra:
la tua sicurezza poi si riflette in tutti gli aspetti della tua vita.
Un altro scambio giovanile ci ha visto protagonisti in questo 2019 ricco di emozioni: questa volta siamo volati in Spagna dal 6 al 12 ottobre.
“Europe is my home” è un progetto sviluppato attorno alla tematica della cultura europea che ha coinvolto ragazzi provenienti da Bulgaria, Grecia, Italia, Lituania, Romania e Spagna.